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LO ZEN E L'ARTE DELLA MANUTENZIONE DELL'ESPRESSO MARTINI
La ricetta del cocktail nato a Londra alla fine degli anni ’80
28 luglio 2023
Lo zen e l'arte della manutenzione dell'Espresso Martini
È difficile mettere d’accorto esperti ed appassionati circa l’origine della parola “cocktail” che, tradotta in italiano, significa “coda di gallo”.
Ma analizziamo le ipotesi.
Prima ipotesi: sembra che il termine sia stato coniato in America nel XIX secolo, ispirati dalla colorata coda del compagno della gallina.
Seconda ipotesi: sembra che il termine sia stato coniato nell’Inghilterra del Settecento ispirati da cock-ale, ovvero”birra del gallo”, una sorta di “trattamento sportivo” al quale venivano sottoposti i galli prima di scendere in campo per combattere fra di loro.
Terza ipotesi: siamo a New Orleans, nel quartiere francese, dove un farmacista creolo, Antoine Peychau, crea il Sazerac Cocktail, una miscela alcolica preparata con liquori amari, erbe varie, poca acqua, un po’ di zucchero e del cognac di marca Sazerac, servita in un “coquetier” (portauovo), parola che fu trasformata e trascritta dagli americani in “cocktail”.
Di certo si sa che nel 1806, fra le pagine di una rivista americana, venne spiegato per la prima volta che cosa fosse un cocktail e cioè una miscela di alcol, zucchero, acqua e frutta; furono gli anni Venti, nell’America del proibizionismo, che videro la comparsa di bicchieri dalle più variegate forme riempiti da miscugli alcolici delle più variegate formule.
Un inizio tra l’avventuroso e il malandrino, ma venuta meno la legge astemia i cocktail iniziano a vivere di vita propria e con la fine del secondo conflitto mondiale, con l’arrivo dei contingenti americani in Europa, i vari Martini, Manhattan, Old Fashioned o White Lady varcano l’oceano per fare compagnia, nei bar italiani, al Negroni, nato a Firenze nel 1919, e al Bellini, servito all’Harry’s Bar di Venezia fin dal 1949.
Ma veniamo al nostro Espresso Martini caratterizzato dall’assenza dell’oliva ed anche del Martini. È forse è meglio cominciare dall’inizio.
L’Espresso Martini è un cocktail fresco a base di vodka, liquore al caffè, sciroppo di zucchero e caffè espresso, ideale da servire come after dinner.
Fu inventato da Dick Bradsell, un barman professionista che alla fine degli anni Ottanta lavorava a Londra, al Freds Club.
Una sera entrò nel locale una famosa top model che avvicinandosi al bancone esclamò “wake me up, and then fuck me up”. E Brandsell ideò un cocktail con caffè per svegliare la ragazza personalizzandolo anche con una nota alcolica per soddisfare il suo desiderio.
I mesi estivi, caratterizzati dalle giornate più lunghe e dalle notte più intense, potrebbero diventare il teatro più adatto per assaporare questo cocktail dai mille intensi profumi, magari accompagnato da un dolcino secco, come un biscotto alle mandorle. Che a noi la prova costume ci fa un baffo.
ESPRESSO MARTINI
Dosi per 1 persona
Difficoltà: semplice
Preparazione: 10 minuti
Ingredienti
50 ml vodka
20 ml espresso
20 ml liquore al caffè (facoltativo)
10 ml sciroppo di zucchero
chicchi di caffè per guarnire
Procedimento
Versa in uno shaker gli ingredienti: prima la vodka e poi il liquore al caffè.
Aggiungi l’espresso e lo sciroppo.
Continua con il ghiaccio per raffreddare il cocktail e shakera energicamente per circa 10 secondi.
Filtra con l’aiuto di uno strainer e di un colino in un bicchiere da Martini ghiacciato.
Servi guarnendo con qualche chicco di caffè.
Anna Maria Pellegrino per questa ricetta ha usato JBM, la nostra miscela più caraibica. La trovi nel nostro shop.
ANNAMARIA PELLEGRINO
Gastrònoma e foodblogger.
Ama la bella cucina e narrarla alle persone.
Per il magazine Goppion ha curato nel 2022 la rubrica “Le Colazioni di Anna Maria”, mentre in questo 2023 ci porta a fare il giro del mondo con “Il caffè degli altri”.