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I MUFFIN
Meno si manipolano e più morbidi rimangono: il segreto della loro bontà.
13 MAGGIO 2022
IL CAFFE’ DEL GINOCCHIO
Il mese scorso siamo andati a Venezia a prendere il caffè mentre oggi vi porterò a Milano. Ma non quella mitica degli anni Ottanta, la scintillante “Milano da bere” bensì all’inizio del secolo scorso, in Piazza Duomo.
Lo vedete il viavai delle persone? E lo sentite il trambusto? Per forza! Da qui partivano tutte le linee del tram cittadino per raggiungere i luoghi più frequentati, come la Stazione Centrale e, tra un vagone e un carretto trainato dai cavalli, un caffè ci voleva, vero?
Dovete sapere che il caffè “plain air” milanese aveva un nome ben definito: “caffè del ginoeucc”, ovvero il caffè del ginocchio. E due sono le probabili spiegazioni di questo rito meneghino.
La prima potrebbe essere l’altezza del carretto del venditore di caffè, che appunto arrivava al ginocchio, oppure il modo di bere quel caffè, accovacciati a terra, servendosi delle ginocchia come appoggio per la tazzina e per l’eventuale “michetta”, il tradizionale pane milanese, antesignana del moderno dolcino con cui iniziamo la giornata al bar o in pasticceria.
Il carretto del “caffè de ginoeucc” era un antenato del chiosco. Giungeva all’alba nel luogo dove era solito sostare e vi restava fino a metà mattinata, quando si allontanava per fare posto ad attività più remunerative, come i carretti per la vendita di gelati, di limonate o acqua gassata, e di cocomero.
La bevanda che veniva servita non poteva paragonarsi a quella dei caffè di lusso ubicati in Galleria Vittorio Emanuele II, e probabilmente era anche un po’ acida ed esausta: infatti, per essere preparata, venivano utilizzati i fondi dei caffè serviti nei locali più blasonati, insomma, una sorta di riciclo ante litteram.
Agli avventori, effettivamente, interessava una sola cosa, ovvero riscaldarsi durante i freddi e nebbiosi inverni padani, condividendo chiacchiere e compagnia, prima di iniziare una dura giornata di lavoro, come carrettieri o muratori, o prima di finire una nottata intensa, come prostitute o ladruncoli.
E il caffè non veniva certamente negato ai senzatetto, come ben insegna la tradizione partenopea del caffè sospeso: tazzina collettiva “pulita” con un goccio di grappa, qualche chiacchiera e un sorriso.
Emozioni corroboranti come una buona tazza di caffè condivisa al bar o a casa.
LA RICETTA
Il muffin, a differenza del cupcake, si prepara velocemente unendo gli ingredienti secchi e quelli umidi raccolti e lavorati precedentemente in due ciotole diverse. Meno si manipolano e più morbidi rimangono: il segreto della loro bontà.
Portata: dessert
Dosi per 12 pezzi
Preparazione: 20’
Cottura: 15’-18’
Difficoltà: semplice
Home economist: ciotole, fruste, stampo muffin, porzionatore gelato
Ingredienti secchi
140 g zucchero
250 g farina autolievitante oppure 250 g farina 00 e 1 cucchiaino di lievito
1 cucchiaino di bicarbonato
Ingredienti umidi (tutti a temperatura ambiente)
85 g burro
2 uova bio
200 ml di latte
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
Ingredienti a pezzi
150 g mirtilli oppure
150 g di gocce di cioccolato
oppure marmellata a piacere
Procedimento
Scalda il forno a 200°, statico, e copri con i pirottini uno stampo da 12 muffin.
Mescola gli ingredienti umidi e quelli secchi in ciotole diverse ed unisci questi ultimi al composto liquido mescolando fino a quando tutta la farina sarà sparita. Mi raccomando: non mescolare eccessivamente altrimenti i muffins risulteranno duri.
Aggiungere in fine la terza parte degli ingredienti graditi.
Versa l’impasto con un porzionatore da gelato (così tutti i dolcini avranno lo stesso peso) negli appositi stampini e cucina per 15’-18’, fino alla doratura.
Fai raffreddare sopra una gratella e servili spolverati di zucchero a velo o cacao in polvere.
ANNAMARIA PELLEGRINO
Cuoca, foodblogger, docente e narratrice gastronomica.
Ama la buona cucina e raccontarla alle persone.
Per il magazine Goppion cura la rubrica “Le Colazioni di Anna Maria”, dove racconta ricette per addolcire uno dei momenti più belli della giornata.