28 MAGGIO 2023
Chi vive vede molto, chi viaggia vede di più
Sette.
Sono le stelle dell’hotel più lussuoso al mondo, il Burj Al Arab ovvero “Torre degli Arabi” forse più conosciuto come “La Vela”. È alto 321 metri e rappresenta il terzo hotel più alto di tutto il globo. È situato su un’isola artificiale, ha 28 piani e contiene 202 suite, dalle superfici variabili, che sono interamente vetrate con vista panoramica sul Golfo Persico. La più piccola è comunque comoda visto che misura 170 mq. Al 27° piano c’è lo Skyview bar dove è possibile concedersi un tè per 175 dollari. Vi daranno anche un cocktail. Analcolico, naturalmente.
E io ci ho dormito (nella mia vita precedente, quando lavoravo nel settore medicale), ci sono arrivata in elicottero e ho preso il caffè più bello del mondo, in occasione dell’Arab Health, un evento internazionale per il settore sanitario.
Anche se a Dubai, una fiera è sempre una fiera e dopo una giornata di intenso lavoro il desiderio è solo quello di rilassarsi nella propria camera e di staccare la spina per mezz’ora. Entro nella monumentale hall e vengo accolta da un affascinante cameriere, vestito di bianco e oro e dal sorriso contagioso. Mi invita a sedermi in un’avvolgente e sontuosa poltrona e mi porge un vassoio dal quale prendo un piccolo asciugamano: candido, umido e caldo e dalla speziatura inebriante.
Mi pulisco le mani ed immediatamente compaiono tre vassoi luccicanti: in uno fanno bella mostra di sè datteri carnosi, nel secondo dolcini tondi coperti da miele e semi di sesamo e nel terzo piccoli bicchieri decorati e senza manico. Ne prendo uno e immediatamente mi viene versato il caffè che prende nomi diversi a seconda della sua dolcificazione: mùrrah se amaro, mazbùtah se dolce e hàlwa se molto dolce (in caso venisse preparato con il raqwi, il tipico pentolino in rame dal lungo manico).
Vengo servita di caffè fino a quando non faccio ondeggiare leggermente il bicchiere per indicare che non ne desidero altro. Lo annuso prima di sorseggiarlo: profuma di fior d’arancio e di cardamomo. Prima di dedicarmi ai datteri, incredibilmente grandi e dall’aspetto quasi voluttuoso, la mia attenzione viene catturata dal vassoio dei dolcini. La pasticceria araba è caratterizzata dall’uso abbondante di zucchero e miele, di frutta candita e secca, di essenze floreali. I dolci, variopinti e profumanti, sono colorati di colori sgargianti, proprio per attirare l’attenzione e sono serviti a fine pasto o per onorare un ospite. Nel mondo orientale l’ospitalità è sacra e il pasticcino è il simbolo di benvenuto.
“Devono volermi davvero molto bene” penso mentre mordo un piccolo dolcino tondo e dorato. Scopro che si tratta di Luqaimat, frittelle tipiche, croccanti fuori e dal cuore soffice, un dessert classico sempre presente nei buffet arabi. Il nome significa “bocconcini”, spesso preludio di dessert più consistenti. Vengono serviti impilati e cosparsi di trasbordante melassa di datteri (dibs), l’ingrediente che darà dolcezza ai Luquaimat e che, alle nostre latitudini, può essere sostituita da miele trasparente e non troppo amaro, come acacia, tiglio, timo, rododendro o millefiori. Anche di barena, un miele lagunare dalla splendida sapidità.
La tarda primavera è uno dei periodi migliori per programmare un viaggio, anche solo con la fantasia, e spesso la cucina ed il caffè sono i Virgilio migliori che ci possiamo regalare.
LUQAIMAT, MORBIDI E CROCCANTI
Dosi per 40 dolcini
Difficoltà: semplice
Preparazione: 10 minuti più il riposo
Cottura: 20 minuti
Ingredienti
460 g di farina 0
1 cucchiaino raso di lievito di birra secco
1 cucchiaio raso di zucchero
5 cucchiai rasi di fiocchi di patate
1 cucchiaino raso di cardamomo in polvere
1/2 cucchiaino di pistilli di zafferano
un pizzico di sale
380 ml di acqua calda
olio di semi per friggere
Sciroppo di datteri o miele appena intiepiditi per il servizio
Procedimento
Sciogli in 1/3 dell’acqua tiepida le spezie e metti da parte.
Sciogli zucchero e lievito nella parte restante di acqua tiepida e lascia riposare per 5 minuti.
In una ciotola capiente mescola farina, fiocchi e sale e amalgama con la miscela di zucchero e lievito. Aggiungi infine il liquido con le spezie: otterrai una pastella profumata.
Mescola molto bene, copri e fai riposare per 1 ora o fino al raddoppio della pastella.
Dopo il riposo dovresti vedere delle bolle sulla superficie: mescola per sgonfiare la lievitazione e scalda l’olio di semi a 170°.
Prendi 1/2 cucchiaio di pastella e tuffala nell’olio caldo, un pochino per volta per non abbassare la temperatura dell’olio (che comprometterebbe il risultato).
Fai dorare le frittelle e lascia assorbire l’olio in eccesso in carta cucina e continua fino all’esaurimento della pastella.
Disponi i Luqaimat a piramide sopra un piatto o vassoio e versa lo sciroppo di datteri o un miele delicato.
Servi immediatamente con un caffè molto, molto nero (e non dolce, mi raccomando).
Anna Maria Pellegrino per questa ricetta ha usato Espresso di Piantagione, la nostra miscela certificata da CSC. La trovi nel nostro shop.
ANNAMARIA PELLEGRINO
Gastrònoma e foodblogger.
Ama la bella cucina e narrarla alle persone.
Per il magazine Goppion ha curato nel 2022 la rubrica “Le Colazioni di Anna Maria”, mentre in questo 2023 ci porta a fare il giro del mondo con “Il caffè degli altri”.