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RICORDARE È SEMPRE UN ATTO D’AMORE, COME CUCINARE
Per ricordare i nostri cari che non ci sono più, doniamo loro fiori freschi e confezioniamo biscotti
30 ottobre 2023
Ricordare è sempre un atto d'amore, come cucinare
Immaginate di essere a Mattinata, un piccolo comune in provincia di Foggia, e di salire a piedi fino al Monte Saraceno, dove l’incantevole vista del golfo di Manfredonia vi toglie il fiato.
C’è una luce tutta particolare a Mattinata e non solo per le abitazioni bianche, costruite una sull’altra, che la riflettono. Ci sono anche altre tre caratteristiche che la rendono speciale, oltre agli ulivi centenari che insistono sul suo territorio: vista dall’alto la cittadina ricorda una farfalla con le ali spiegate, nei percorsi che la circondano crescono fino a 90 specie di orchidee selvatiche e proprio sul monte Saraceno si trova una necropoli unica e magica, quella costruita dai Dauni.
La civiltà dei Dauni, popolazione pacifica, costruì la necropoli in un periodo compreso fra l’VIII e il IV secolo a.C. Era anche particolarmente attenta al bello, come si evince dai gioielli, appartenenti ai corredi funerari, e alle stele antropomorfe, che riportano figure femminili dalle mani affusolate e impreziosite da guanti ed anelli.
Le tombe, oltre 500, sono di piccole dimensioni e rotonde, scavate direttamente nella roccia e la cui forma, secondo gli antropologi, ricorda l’utero e quindi il ritorno alla vita prenatale quale ultimo viaggio.
Sono levigate all’interno, nonostante la dura roccia, e si scorge anche un piccolo scalino, quasi un cuscino, sul quale appoggiare la testa del proprio caro, deposto di lato ed in posizione fetale. All’interno i gioielli e gli strumenti che aveva utilizzato e che lo avevano reso unico nel piccolo gruppo di persone che abitava il villaggio.
Mentre raggiungevo il punto di alto, prima di lasciar andare lo sguardo nel golfo la cui acqua placida lo faceva assomigliare ad un lago, mi sono trovata dinnanzi ad un maestoso albero di mandorle, l’unico.
Mi sono immaginata che una popolazione che aveva costruito alte mura a secco, cisterne per raccogliere l’acqua piovana e bellissimi gioielli in ambra e pasta vitrea non poteva non contare un appassionato di cucina, magari un pasticcere ante litteram che, utilizzando ciotole di terracotta decorate di nero e di rosso, impastava mandorle tritate, petali essiccati di orchidea e miele per realizzare piccoli biscotti con i quali consentire all’amico scomparso di sostentarsi durante il lungo viaggio, che lo avrebbe riportato alla luce dalla quale la sua anima era arrivata.
Forse è questo il motivo per cui in tutte le civiltà e in tutti i tempi, per ricordare i nostri cari che non ci sono più, doniamo loro fiori freschi e confezioniamo biscotti da condividere anche con i vivi.
La ricetta di questo mese vuole raccontare le tipiche favette dolci veneziane e realizzate non con i pinoli, bensì con le mandorle, come sicuramente avrebbe fatto il pasticcere dauno, da profumare, se desiderate, con i classici cacao in polvere ed alchermes, ma anche con qualche cucchiaino di caffè in polvere.
Polvere che utilizzerete anche per preparare una moka, in un rito silenzioso e carico di pensieri dolci e struggenti.
FAVE DEI MORTI
Dosi per 30/35 biscotti
Difficoltà: semplice
Preparazione: 20 minuti
Cottura: 20 minuti
Ingredienti
250 g di mandorle spellate
250 g zucchero semolato
3 albumi medi a temperatura ambiente
un pizzico di sale
alchermes e cacao in polvere, per le diverse colorazioni e polvere di caffè per la profumazione, se graditi.
Procedimento
Frulla mandorle e zucchero così da ottenere una farina sottile, aggiungi il sale e poco alla volta l’albume appena sbattuto, così da ottenere un impasto morbido. La proporzione mandorle/zucchero restituisce un impasto dalla croccantezza media.
Dividi ora l’impasto in tre parti aggiungendo ad una l’alchermes, circa un bicchierino, alla seconda un cucchiaio di cacao amaro in polvere e alla terza il caffè.
Lavora i tre diversi impasti fino ad ottenere tre panetti e da ognuno ricava dei filoni larghi circa 2 centimetri dai quali ricavare delle palline della dimensione di una nocciola.
Oppure puoi prendere direttamente dai panetti una piccola quantità di pasta e farne una pallina.
Continua fino al termine degli ingredienti distribuendo le favette sopra una leccarda coperta da carta forno.
Cuoci nel forno statico già caldo a 150° e per circa 20 minuti, o fino ad una lieve doratura.
Sforna e lascia raffreddare completamente a temperatura ambiente per almeno mezza giornata.
Puoi confezionarle in scatoline di metallo, in piccoli vasi di vetro o sacchetti per alimenti e regalarle a chi vuoi.
Anna Maria Pellegrino per questa ricetta ha usato Arabica Blend, una selezione di arabica per estimatori.
ANNAMARIA PELLEGRINO
Gastrònoma e foodblogger.
Ama la bella cucina e narrarla alle persone.
Per il magazine Goppion ha curato nel 2022 la rubrica “Le Colazioni di Anna Maria”, mentre in questo 2023 ci porta a fare il giro del mondo con “Il caffè degli altri”.