11 Giugno 2022
LA DOLCEZZA BELGA NELLO STAMPO A GRIGLIA
Ad aprile abbiamo raccontato la nascita del caffè moderno: mentre i Lloyd’s di Londra aggiungevano il latte al tè, a Venezia nel 1645 si chiacchierava davanti a preziosissime tazzine di porcellana decorata colme di caffè fumante.
Dopo Venezia, in Europa altre città introdussero l’amara bevanda.
A Vienna, dopo lo sblocco dell’assedio turco nel 1683, un audace 007 polacco Georg Kulczyxki, che doveva spiare il Gran Visir, ritrova negli accampamenti, evacuati dagli infedeli alcuni sacchi con i preziosi chicchi e apre la prima bottega del caffè: “Zur blauen Flasche”.
Studia il sistema di filtrare la bevanda, l’arricchisce con miele e latte e l’accompagna con un pane dolce a forma di mezzaluna a ricordo dell’impresa turca, il ben noto kipfel (dolce e salato, si serve a Trieste ed in Istria, ancor oggi) assieme a un altro dolce tondo e ripieno di marmellata fatto confezionare dalla fornaia Krapf (nasce così il kraffen).
Pensate che la cultura della Caffetteria di Vienna è considerata patrimonio culturale immateriale UNESCO dal 2011. Una frase indica il caffè viennese come il luogo “dove si consumano il tempo e lo spazio, ma solo il caffè compare sul conto”.
Altri locali sorgono progressivamente a Oxford, Amsterdam (l’Hoppe sorto nel 1670, il più antico in Europa, è tuttora in vita), a Parigi nella zona di Saint Germain, a Brema, a Londra (la “Lloyd’s Coffee House” nasce nel 1685, da qui nasce anche la ben nota compagnia di assicurazione), a Boston negli Stati Uniti d’America.
Anche in Belgio iniziarono ad aprire i primi caffè e quello più antico è Il „Roy d’Espagne“, costruito nel 1697, originariamente la sede della corporazione dei fornai. Il busto di Carlo II, re di Spagna e dei Paesi Bassi prima che diventassero Belgio, adorna la facciata e all’interno è possibile gustare il dessert nazionale per eccellenza, il Gaufres di Liegi e di Bruxelles. Due ricette diverse, una più complessa che prevede la realizzazione di un lievitino, ed una più semplice che vi consentirà di realizzare ugualmente il dolcino croccante fuori e morbido dentro.
Impasto e forma nascono all’interno di un monastero: farina, burro, latte, uova e, importantissimo, miele (sostituito in tempi moderni con lo zucchero) oltre ad una griglia rovente di ferro! E voilà, ecco a voi il Graufre, la “dolce arnia” che nel resto del mondo chiamano Waffle (o anche Waffles e Waffel), da accompagnare rigorosamente con una tazza di caffè, magari estratto con il pressofiltro.
LA RICETTA
Un impasto delicato e dalla consistenza simile a quello delle Crêpes e dei Pancake che necessita del caratteristico stampo metallico a griglia, così da sentirsi davvero in Belgio. Servite i Waffles con frutta fresca e qualche ciuffo di panna montata. E se siete dei golosoni impenitenti cedete pure alla crema di nocciole.
Portata: coffe time
Dosi per 4 persone
Preparazione: 20’
Cottura: 15’
Difficoltà: semplice
Home economist: pressofiltro, tazzine, ciotole, fruste, stampo da waffle
Ingredienti
250 g di farina 00
100 g di latte intero a temperatura ambiente
125 g di burro morbidissimo, a pomata
3 uova bio, a temperatura ambiente
160 g di zucchero
16 g di lievito per dolci
i semini di 1/2 bacca di vaniglia
un pizzico di sale
olio di semi per lo stampo
Procedimento
Setaccia la farina con il lievito e il sale.
Dividi i tuorli dagli albumi e monta questi ultimi a neve.
In una ciotola monta il burro con lo zucchero, aggiungi i tuorli uno alla volta.
Aggiungi ora la farina, il latte, la vaniglia e infine gli albumi, con movimenti lenti, ed aiutandoti con una spatola.
Riscalda lo stampo apposito e spennella la superficie con un pochino d’olio.
Versa un mestolo abbondante di impasto al centro dello stampo e richiudilo: in 5’ dovrebbe essere pronto.
Estrai il waffle, che dovrà essere dorato, e continua fino al termine dell’impasto.
Servi i graufres decorandoli come più ti piace, anche semplicemente con una spolverata di zucchero a velo o un filo di miele.
ANNAMARIA PELLEGRINO
Cuoca, foodblogger, docente e narratrice gastronomica.
Ama la buona cucina e raccontarla alle persone.
Per il magazine Goppion cura la rubrica “Le Colazioni di Anna Maria”, dove racconta ricette per addolcire uno dei momenti più belli della giornata.