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Storie golose di Natale
“Il Natale non è una data. È uno stato d’animo!” M. E. Chase.
16 dicembre 2022
Storie golose di Natale
“Il Natale non è una data. È uno stato d’animo!” M. E. Chase.
Il Natale era già una festa ai tempi dei Romani, settimo giorno prima delle Calende di Gennaio e giorno dedicato alla divinità del Sole. Fu solo nel 350 d. C. che papa Giulio I decretò che venisse festeggiata contemporaneamente anche la nascita di Gesù.
Ma perché questa data e questi riti? Vi ricorda nulla il ratto di Proserpina o Persefone?
Ecco allora la necessità di propiziarsi tutto l’Olimpo con riti collettivi e condividendo il cibo sacro per eccellenza, il pane.
Nutre il corpo e l’anima degli uomini, sempre presente nella vita e nella morte, richiama la fertilità della terra e la salute degli individui, costituendo l’elemento cardine dei rituali, come il Natale e la Pasqua e durante le festività natalizie, in cui anche le classi povere si facevano partecipi di alcuni riti d’abbondanza, si preparavano pani ricchi, pani sontuosi, pani sognati, simbolo di abbondanza e prosperità. Pani divini.
Il panettone e il pandoro, che nei giorni di Natale danzano profumati sulle nostre tavole, sono lì a ricordarci questa straordinarietà: il pane che si fa Dio e che nasce a “Beth-Lehem” ovvero la “casa del pane”.
Pietro Verri, nella sua Storia di Milano, editata tra il 1783 e 1789, racconta di un rito antico dove l’ingrediente principale è il frumento: il panettone non era altro che una grande pagnotta di farina bianca, assai rara all’epoca, che accompagnava il rito del ciocco. In cosa consisteva? Semplicemente nel dare sicurezza e conforto durante il periodo più buio dell’anno, che sarebbe terminato con il Solstizio d’Inverno. Si usava far ardere un ciocco guarnito di fronde e mele sul quale si spargeva vino e ginepro (la cui fumigazione, già descritta da Plino e Discoride, era in grado di allontanare le serpi) e si stava tutti intorno al camino, insieme ad affrontare e vincere buio e freddo, condividendo un pane dolce e speziato.
Questa antica cerimonia, diffusa in tutta Europa, era di origine pagana, ma successivamente nei primi anni del Medioevo, grazie all’influenza cristiana, si caricò di significato, diventando il simbolo del sacrificio di Cristo: il focolare domestico diventa altare e sacro il cibo esposto e condiviso.
Probabilmente Verri la notizia l’aveva tratta dalle opere dell’erudito modenese Ludovico Antonio Muratori che a sua volta cita un manoscritto conservato presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano: De origine ed causis caeremoniarum quae celebrantur in Nataliciis.
Un pane per di più dolce e speziato, che si impasta per i riti pagani e si consuma in quelli cattolici!
Per il Natale 2022 vorrei condividere con Voi la ricetta di un lievitato ugualmente significativo come il panettone ma più semplice da eseguire, la Veneziana o Venexiana, un dolce che a differenza del nome è milanesissimo.
Ho scovato la ricetta in un ricettario regionale e l’ho profumata con il caffè, l’ingrediente amatissimo che ha caratterizzato quest’anno vissuto insieme.
Del resto, come ci insegna Erri De Luca, „A riempire una stanza (d’amore) basta una caffettiera sul fuoco„.
Buone Feste e Buon 2023!
Anna Maria Pellegrino
VENEZIANA AL PROFUMO DI CAFFE’
Dosi per 8/10 persone
Difficoltà: elevata
Preparazione: 50’ più il riposo
Cottura: 35’
Un consiglio: inizia a metà pomeriggio, fai lievitare durante la notte e cuoci al mattino.
Ingredienti
600 g farina tipo 00
15 g di lievito di birra fresco
1/2 bacca di vaniglia, i semini
100 g di burro da pasticceria
100 ml di latte
6 tuorli
3 uova
35 g zucchero semolato
2 cucchiai di granella di zucchero
2 cucchiai di farina di mandole
1 cucchiaio di mandorle sbucciate e tostate
2 cucchiai di uvetta australiana (non necessità di ammollo)
1 cucchiaio di polvere di caffè
una presa di sale fino
Procedimento
Intiepidisci il latte e stempera il lievito di birra.
Versa il composto nella ciotola della planetaria e lavoralo con 75 g di farina fino ad ottenere un impasto omogeneo, forma un un panetto, incidi al centro una croce e lascia riposare per 45’ coperto, in un luogo tiepido.
Impasta metà della farina rimasta con lo zucchero, i semi della bacca di vaniglia, il caffè, un pizzico di sale, un uovo intero, due tuorli e 20 g di burro.
Incorpora il composto ottenuto al panetto lievitato e lavorali fino a ottenere una pasta elastica, che farai lievitare coperta, finché sarà raddoppiata di volume (ci vorranno circa 50’).
Riprendi l’impasto, incorpora un altro uovo, i tuorli restanti, la farina e il burro rimasti, l’uvetta. Ottieni un panetto liscio da far riposare a temperatura ambiente e coperto per circa 8h.
Preriscalda il forno a 200°, imburra ed infarina uno stampo da veneziana (oppure un pirottino da panettone basso), trasferisci l’impasto, spennella la superficie con l’uovo rimasto leggermente sbattuto e cospargila con la granella di zucchero mescolata alla farina di mandorle e le mandorle.
Cuoci il dolce per circa 35’ o fino alla doratura della superficie (prova stecchino d’obbligo), sforna, fai riposare completamente sopra una gratella prima di servirlo.
ANNAMARIA PELLEGRINO
Cuoca, foodblogger, docente e narratrice gastronomica.
Ama la buona cucina e raccontarla alle persone.
Per il magazine Goppion cura la rubrica “Le Colazioni di Anna Maria”, dove racconta ricette per addolcire uno dei momenti più belli della giornata.