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parigi val bene un caffè
Un dolce francese perfetto per il caffè, meglio se italiano
24 novembre 2023
Parigi val bene un caffè
Chissà se il caffè non fosse piaciuto a Luigi XIV oggi cosa berrebbero i Cugini d’Oltralpe. Nel senso che il caffè che si beve nel terzo millennio in Francia non è minimamente paragonabile all’espresso italiano. Ma andiamo per gradi.
Se in Italia fu Venezia la pietra miliare del consumo del caffè, e della nascita dei locali dove veniva servito, Marsiglia fu la prima città francese dove alcuni mercanti portarono con sè il caffè dai loro viaggi in Oriente ed ebbero l’idea di aprire dei locali sullo stile delle botteghe che a Costantinopoli erano di gran moda.
La nera bevanda divenne glamour in pochissimo tempo e, come per tutte le novità gastronomiche, divenne anche bersaglio dei detrattori più accesi, accusata addirittura di portare all’impotenza. Ma bastò la golosità di una testa coronata, che aveva a che fare quotidianamente con consorti, cortigiane e preferite per farsi beffe dei no-caffè (del resto la scienza è sempre di grande conforto) e il caffè fumante, servito in delicatissime porcellane e, per la prima volta con lo zucchero, divenne la bevanda preferita anche dagli intellettuali.
I Cafè infatti volevano distinguersi dalle chiassose locande ereditate dal Medioevo, frequentate dalle classi popolari, e replicare quanto si respirava nelle caffetterie arabe: il desiderio era quello di confrontarsi in un ambiente che stimolasse intellettualmente, che affascinò quindi non solo nobili ma anche la sempre più potente borghesia. Diventando la bevanda simbolo della Rivoluzione francese, qualche decennio più avanti. Ma questa è un’altra storia.
Si diceva che il caffè bevuto in Francia non è paragonabile all’italico espresso. Le miscele consumate, infatti, sono meno “cioccolatose”, dal gusto più aspro ed astringente e, poteva essere altrimenti?, più ricche di grassi. Ma per non sbagliare neppure una comanda ecco a voi un bignami realizzato ad hoc, un po’ come fossimo in gita a Trieste.
Café au lait è il nome generico per il caffè con aggiunta di latte: la proporzione di caffè è maggiore di quella di latte ed è possibile sostituirlo con la panna, il café crème.
Il renversé invece è un caffelatte in cui la quantità di latte è doppia rispetto a quella di caffè, mentre il noisette è un caffè a cui è stata aggiunta una goccia di latte, tipo un macchiato, ma con meno latte.
Il rallongé o allongé è un caffè lungo, in cui la quantità d’acqua è doppia rispetto a quella di caffè, il double ha il doppio di tutto, il grand café invece è un po’ meno di un double.
E se vi siete innervositi leggendo fin qui potreste sempre ordinare un déca, un decaffeinato. Voilà.
Il mio invito è invece quello di ordinare un café gourmand che normalmente viene servito come dessert alla fine di un pasto, ossia uno qualsiasi dei caffè precedenti sempre accompagnato da pasticcini, mousse, macaron, crème brulée o da una fetta di Flan parisien, il dolce francese per eccellenza, uno scrigno di pasta brisée farcito di vanigliosa crema pasticcera.
E vi sentirete a Parigi, ma senza tutto quel freddo.
FLAN PARISIEN
Dosi per 6 persone
Difficoltà: media
Preparazione: 30 minuti più il riposo
Cottura: 40-50 minuti
Ingredienti per la pasta brisée
250 g farina debole o 00
150 g di burro freddo
45-50 ml di acqua fredda (circa 3 cucchiai da tavola)
40 g di zucchero (circa 2 cucchiai da tavola)
1 pizzico di sale
Ingredienti per la crema
850 ml di latte intero
4 tuorli + 1 uovo intero medi
180 g di zucchero
90 g di amido di mais
una noce di burro
1 bacca di vaniglia, i semini
1 pizzico di sale
Nel mixer lavora farina, zucchero, sale e burro fino ad ottenere un composto sabbioso.
Aggiungi l’acqua e lavora velocemente fino ad ottenere l’impasto.
Lavoralo pochi secondi e dagli una forma di panetto, avvolgilo nella pellicola e fallo riposare in frigo almeno 30’.
Nel frattempo lavora la crema pasticcera: scalda il latte a fuoco medio per qualche minuto con i semini della bacca di vaniglia.
In una ciotola mescola, senza montarle, le uova con lo zucchero, il sale e l’amido setacciato.
Aggiungi a filo il latte caldo continuando a mescolare così da non realizzare grumi.
Riporta il composto sul fuoco, mescolando fino all’addensamento.
Togli dal fuoco, aggiungi il burro, trasferisci la crema in uno stampo rettangolare, copri con pellicola fino a toccare la superficie e metti da parte.
Ora stendi la pasta su un piano di lavoro leggermente infarinato e ricopri uno stampo ben imburrato ed infarinato con le sponde alte di circa 20-22 cm di diametro. Bucherella la superficie e trasferisci in frigo per altri 20 minuti.
Versa la crema, livellandola bene, all’interno dello scrigno di pasta, e cuoci nel forno statico, già caldo a 200°C, per circa 35-40 minuti o fino alla doratura.
Fai raffreddare a temperatura ambiente per un’ora e poi per tutta la notte in frigo e ricorda di farlo rinvenire a temperatura ambiente per almeno 20-30 minuti prima di servirlo con una buona tazza di caffè, anche all’italiana, sa va san dir.
Anna Maria Pellegrino per questa ricetta ha usato Dolce, la nostra prima miscela.
ANNAMARIA PELLEGRINO
Gastrònoma e foodblogger.
Ama la bella cucina e narrarla alle persone.
Per il magazine Goppion ha curato nel 2022 la rubrica “Le Colazioni di Anna Maria”, mentre in questo 2023 ci porta a fare il giro del mondo con “Il caffè degli altri”.