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metti un caffè in turchia
Offrire un caffè in Turchia è offrire il proprio tempo
31 gennaio 2023
Metti un caffè in Turchia
Osservare le piante ha sempre un effetto terapeutico.
Salire con lo sguardo dalle radici alla chioma è come leggere un libro di storia. La storia dell’albero, certamente, ma anche la storia del paesaggio che l’ospita e lo circonda, delle persone che ci vivono attorno, che hanno trovato ristoro sotto la sua ombra o che si sono nutriti dei suoi frutti.
La pianta del caffè non è da meno.
Le foreste pluviali, dove crescono rigogliose queste piante sempreverdi, lambiscono la città di Kafā (o Caffa) nel sud-ovest dell’Etiopia, e sono l’inizio della nostra storia, quella che racconteremo quest’anno, dove „Il caffè degli altri“ sarà l’ispirazione per girare il mondo e scoprirne la cultura gastronomica, avendo nella scura bevanda un goloso Virgilio.
Lo scorso anno, con le Colazioni di Anna Maria, vi abbiamo offerto un dolce da assaggiare (e da realizzare) ed una storia da leggere e vi abbiamo raccontato dell’importanza che ha avuto la Turchia nella diffusione del caffè in Europa. Dalle alture etiopi, passando per le tazzine dei pellegrini e mistici sufi, siamo arrivati a Costantinopoli, l’attuale Istanbul, dove del 1554 apre la prima caffetteria. La bevanda arriva con una reputazione sfaccettata: da una parte, tenendo svegli i monaci e consentendo loro di pregare tutta la notte, è benedetta, e dall’altra, tener molto sveglie troppe persone potrebbe addirittura ispirare disordini popolari. Motivo per cui a La Mecca, nel 1511, ne venne momentaneamente proibito il consumo.
Proibire il caffè ad un mondo che non dorme mai? Appunto, il risultato fu analogo alla proibizione del consumo della cioccolata, anch’essa accusata di essere un cibo immorale.
Ma torniamo in Turchia e fermiamoci in una locanda per sorseggiare il vino d’Arabia, preceduto da un bicchiere d’acqua. Lo sapevate che sono le bevande più consumate al mondo?
Fermiamoci e dimentichiamo l’orologio. Perché offrire un caffè in Turchia è offrire il proprio tempo, quello necessario alla preparazione e non solo al consumo, così distante dal nostro velocissimo, ed alle volte, distratto, espresso.
Significa sedersi vicini, magari accovacciati, ed iniziare con il prendere familiarità con il cezve o ibrik, il recipiente in ottone dal lungo manico nel quale versare due cucchiai di polvere di caffè macinata finissima per ogni commensale. Lo zucchero non deve mancare come non dovrebbero mancare le spezie. Quella che preferisco è il cardamomo, meglio nero. Si aggiunge l’acqua, si mescola per bene e si sposta il recipiente sul fuoco, fino ad ebollizione. A questo punto il recipiente verrà spostato, fatto scendere il bollore e si rimetterà sul fuoco, ripetendo l’operazione altre 2-3 volte. Solo allora la scura, profumata e quasi densa bevanda viene versata nelle tazzine. Ma si deve ancora aspettare che scendano i fondi prima di berla, gustando, sorso dopo sorso, anche le chiacchiere e la presenza degli amici.
Solo chiacchiere e caffè? Certo che no! Prima vi consiglio un passaggio in cucina, dove preparare degli „Un kurabiyesi“, dei frollini turchi che potrete servire con uno sciroppo al caffè e marasche (o amarene).
E dopo aver goduto degli amici, dei frollini e del caffè non vi resta che leggerne i fondi per scoprire cosa avrà in serbo per voi il 2023 che sta iniziando.
“UN KURABIYESI” CON SCIROPPO AL CAFFÈ E AMARENE
Dosi per 24 frollini
Difficoltà: semplice
Preparazione: 20 minuti
Cottura: 15-20 minuti
Ingredienti per i frollini
120 g di zucchero a velo
300 g di farina 00
1/2 cucchiaino di lievito in polvere o bicarbonato o cremor tartaro
un pizzico di sale
1 cucchiaino raso di cannella in polvere
1 cucchiaio raso di caffè in polvere
1 tuorlo d’uovo a temperatura ambiente
90 g di farina di mandorle
250 g di burro a temperatura ambiente
1/2 stecca di vaniglia
Ingredienti per lo sciroppo di caffè
230 g di zucchero semolato finissimo
60 ml di caffè espresso
1 cucchiaino di Sangue Morlacco (Luxardo)
Marasche in composta (sempre Luxardo) per accompagnare i frollini
Procedimento
Accendi il forno a 180° C, statico.
Setaccia lo zucchero a velo con la cannella e trasferiscilo in una ciotola.
In un’altra ciotola unisci farina, lievito, caffè e sale.
Nella ciotola della planetaria, con la frusta a foglia, lavora il burro con i semi della vaniglia rendendolo “a pomata”, ossia un composto cremoso.
Sempre mescolando lentamente aggiungi un cucchiaio alla volta le polveri, poi il tuorlo ed infine la farina di mandorle.
Trasferisci l’impasto sul tavolo di lavoro appena infarinato, lavoralo per pochi minuti ottenendo un panetto.
Prendi dal composto una noce di impasto, lavoralo con le mani fino ad ottenere una pallina regolare di circa 4 cm di diametro (24 pezzi) oppure, più agevolmente, con un piccolo porzionatore da gelato.
Disponi i frollini sulle teglie coperte da carta forno ben distanziate tra loro e cuoci nel forno già caldo per circa 15-20 minuti, fino a ottenere una delicata doratura.
Fai raffreddare e servi i pasticcini, spolverati di zucchero a velo, con le marasche e lo sciroppo al caffè che avrai nel frattempo preparato mescolando lo zucchero e 3 cucchiai d’acqua in un pentolino dal fondo spesso, mescolando fino a quando lo zucchero non sarà sciolto, continuando la cottura per 6-8 minuti fino a quando non si formerà un caramello chiaro. Fuori dal fuoco unirai il caffè e il Sangue Morlacco.
ANNAMARIA PELLEGRINO
Gastrònoma e foodblogger.
Ama la bella cucina e narrarla alle persone.
Per il magazine Goppion ha curato nel 2022 la rubrica “Le Colazioni di Anna Maria”, mentre in questo 2023 ci porta a fare il giro del mondo con “Il caffè degli altri”.