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BASTA UN DORAYAKI PER ESSERE FELICI
Possiamo sempre riscrivere la nostra vita
22 FEBBRAIO 2023
Basta un Dorayaki per essere felici
Toshikazu Kawaguchi è uno sceneggiatore e regista nato ad Osaka nel 1971 che nel 2020 è diventato un caso editoriale, con oltre un milione di copie vendute per passaparola, con il libro “Finché il caffè è caldo” (Garzanti, 2022). Un romanzo d’esordio con il quale vinse il Suginami Drama Festival.
Al primo volume ne sono seguiti altri tre: “Basta un caffè per essere felici” (Garzanti, 2021), “Il primo caffè della giornata” (Garzanti, 2021), “Ci vediamo per un caffè” (Garzanti, 2023). Una quadrilogia nella quale si raccontano le vicende emotive di persone diversissime che in un momento particolare della loro vita decidono di far pace con il loro passato.
Come? Accettandolo come dono, anche se ha portato con sé degli imprevisti.
Dove? In una caffetteria speciale, che esiste davvero, a pochi minuti a piedi dalla stazione di Jimbōchō, nel centro di Tokyo, aperta più di cento anni fa e sulla quale fin da subito sono circolate storie e leggende.
Una caffetteria dove tutto è possibile a patto di seguire le famose 5 ferree regole:
1. Sei in una caffetteria speciale. C’è un unico tavolino e aspetta solo te.
2. Siediti e attendi che il caffè ti venga servito.
3. Tieniti pronto a rivivere un momento importante della tua vita.
4. Mentre lo fai ricordati di gustare il caffè a piccoli sorsi.
5. Non dimenticarti la regola fondamentale: non lasciare per alcuna ragione che il caffè si raffreddi.
La quadrilogia di Toshikazu ci insegna che c’è sempre un modo per rimediare al primo errore, ma anche al secondo e al terzo e che possiamo sempre riscrivere la nostra vita.
Ma in questa caffetteria si beve solo caffè? Era la domanda che mi ero fatta fin dall’inizio del primo libro e così mi sono buttata a capofitto nella pasticceria giapponese, che ha delle caratteristiche uniche. Ne dubitavate?
Partiamo dal nome, Wagashi o, meglio, la cultura del Wagashi, che racconta preparazioni ottenute soprattutto con prodotti vegetali (anche verdura), riso glutinoso e soia tostata tra gli ingredienti principali, dai quali si ottengono creme e paste delicate nel gusto e dalla decisamente moderata dolcezza. Sono altre le emozioni che il Wagashi vuole evocare.
Sostanza sì, ma anche forma. Rigorosamente in monoporzioni, confezionati ognuna con la stessa attenzione e cura. Non aspettatevi quindi torte monumentali e soprattutto ipercaloriche. C’è da farci un pensierino, quindi.
Carta e penna per segnarvi qualche nome, in caso vi venisse voglia di organizzare un viaggio nel paese del Sol Levante:
Anmitsu, una macedonia di frutta addensata con agar agar, succo di mela, composta di fagioli azuki, una preparazione onnipresente che prende il nome di anko.
Anpan, un dolcino da tè farcito, che ricorda gli scones britannici e che si racconta essere stato inventato da un ex samurai.
Chinsuko, l’antichissimo e famosissimo biscottino di Okinawa.
Mochi, tondi dolcini augurali realizzati con riso bollito pestato e mescolato con pasta di fagioli o foglie di ciliegio, dalle mille varianti e mille difficilissimi nomi.
Yatsuhashi, il dessert da assaggiare per poter dire di essere stati a Kyoto. Si tratta di una sfoglia croccante ottenuta passando in forno una pastella ottenuta con farina di riso glutinoso, zucchero e cannella.
E tanti altri ancora, tra cui quelli con cui vorrei condividere con voi i momenti di pausa di febbraio, come i Dorayaki ovvero dei simil pancake che racchiudono una farcitura di anko, l’antichissima pasta dolce ottenuta da fagioli azuki. Anche questo dolcino sembra essere stato inventato da un samurai, che ha reso onore al gong giapponese, indispensabile per realizzare il Garaku, l’elegantissima danza di corte imperiale.
Alla mia anko ho fatto fare un giro in Piemonte, dove si è ulteriormente addolcita con una golosa crema di nocciole (lo potete fare anche voi, anche se è assolutamente facoltativo).
Dorayaki, libro e caffè: non è un modo meraviglioso per affrontare le fredde giornate di febbraio?
DORAYAKI E ANKO
Dosi per 8 dorayaki
Difficoltà: semplice
Preparazione: 10 minuti più il riposo
Cottura: 10 minuti
Ingredienti e procedimento per Dorayaki
2 uova grandi
100 g di farina 00
1 cucchiaino di miele delicato
30 g di zucchero semolato
30 ml di acqua
1 cucchiaino di lievito per dolci (in sostituzione di quello giapponese, kansui)
Setaccia la farina.
In una ciotola monta uova, zucchero e miele.
Aggiungi la farina e mescola così da sciogliere tutti i grumi.
In una ciotolina sciogli il lievito (o il bicarbonato) con l’acqua così da ottenere una miscela spumeggiate da aggiungere al composto di uova.
Mescola bene, copri con pellicola e fai riposare in frigo per circa 30 minuti.
Trascorso questo tempo scalda una padella dal fondo pesante, olia la superficie distribuendo bene il grasso, versa un mestolino di composto, fai addensare, gira il dorayaki e fallo dorare ancora per pochi secondi.
Continua fino alla fine degli ingredienti, coprendo i dorayaki con un panno umido così da non farli seccare e completa con la confettura di fagioli rossi.
Ingredienti e procedimento (velocizzati) per Anko
250 g di fagioli rossi già lessati
350 g di zucchero semolato
un pizzico di bicarbonato (solo per l’ammollo)
Puoi partire anche dagli azuki secchi oppure, da autoctoni fagioli rossi in scatola già lessati.
Trasferiscili in una casseruola dal fondo pesante con lo zucchero e falli cuocere a fuoco dolcissimo fino al quasi totale assorbimento del liquido che si verrà a creare (circa 30 minuti).
Lontano dal fuoco frulla il composto fino ad ottenere una crema morbida e dolce. Con questa crema farcite a piacere e a golosità i vostri dorayaki.
ANNAMARIA PELLEGRINO
Gastrònoma e foodblogger.
Ama la bella cucina e narrarla alle persone.
Per il magazine Goppion ha curato nel 2022 la rubrica “Le Colazioni di Anna Maria”, mentre in questo 2023 ci porta a fare il giro del mondo con “Il caffè degli altri”.